Per me, che sono trapanese, i Misteri si portano dietro un’aura sacra e intensa: è stata un’occasione unica sperimentarlo dall’interno l'anno scorso, percorrendo la processione passo dopo passo accanto al ceto dei Naviganti.
Quando ho deciso di documentare la Processione dei Misteri di Trapani, sapevo già che non sarebbe stata una sessione di riprese come le altre. Per me, che sono trapanese, questo evento secolare si porta dietro un’aura sacra, intensa ed è stata un’occasione unica sperimentarlo dall’interno, percorrendo la processione passo dopo passo - con l'attrezzatura in spalla per 48 ore consecutive - accanto al ceto dei Naviganti. Voglio raccontarti di più su questa esperienza. Prima, però, un passo indietro: sai cosa sono i Misteri?


Breve Storia dei Misteri di Trapani
I Misteri di Trapani sono una delle più antiche e suggestive manifestazioni religiose della Settimana Santa in Italia. Si tratta di una lunghissima processione che si svolge ogni Venerdì Santo e che dura circa 24 ore consecutive, anche se per chi partecipa attivamente, tra preparativi e rientro, l’impegno supera spesso le 48 ore (e infatti per me, da videomaker è stato circa questo l’impegno sul campo).
La prima edizione documentata risale al 1612, ma le origini potrebbero essere ancora più antiche. Il termine "Misteri" fa riferimento alle rappresentazioni della Passione e Morte di Gesù Cristo, articolate in una serie di scene scolpite in legno, tela e colla, risalenti tra il XVII e XVIII secolo. Queste scene, dette anche “vare” o “gruppi statuari”, sono 20 in tutto: diciotto raffigurano episodi della Passione, una rappresenta la Madonna Addolorata e l’ultima il Cristo Morto. Ogni gruppo è affidato a un ceto o maestranza, ovvero una confraternita tradizionalmente legata a un mestiere (pescatori, falegnami, barbieri, panettieri, ecc.). I ceti si occupano della conservazione del gruppo scultoreo e lo portano in spalla per tutta la durata della processione.

Cosa rende unica questa processione? Intanto la durata estrema: inizia alle 14 del Venerdì Santo e si conclude il sabato pomeriggio, attraversando tutta la notte. Poi il coinvolgimento emotivo e fisico, sia per i portatori sia per chi partecipa o osserva, che rende la processione un evento intenso, fisicamente stremante e carico di spiritualità. Le vare si muovono a passo lento e oscillante, accompagnate da marce funebri suonate dalle bande musicali: questo movimento ritmico si chiama “annacata”, ed è un tratto distintivo della processione trapanese.
I Misteri di Trapani non sono quindi solo un evento religioso: sono patrimonio culturale e identitario per la città. Ogni anno coinvolgono centinaia di persone, tra portatori, musicisti, artigiani, confratelli e semplici cittadini. È un rito che unisce la fede, la memoria collettiva e la dimensione comunitaria, rendendo questa processione qualcosa di molto più profondo di una semplice rappresentazione sacra.


Accedere alla Processione dei Misteri è Stato un Privilegio
La possibilità di seguire uno dei ceti dall’interno non è concessa a tutti. Di solito, chi documenta la processione deve accontentarsi di inquadrature esterne e scorci rubati tra la folla. Io ho avuto l’onore – e la responsabilità – di un accesso privilegiato e sono entrato in punta di piedi nel cuore di una tradizione viva da secoli, dove ogni gesto ha un significato e ogni passo è carico di memoria collettiva.
Nel 2024 ho avuto la possibilità di seguire da filmmaker la Processione dei Misteri dall'interno: in particolare, ho seguito i Naviganti, uno dei ceti storici. Ciò ha significato essere con loro dalla sera del Venerdì Santo fino al rientro delle vare, nel tardo pomeriggio del sabato; senza interruzioni, senza potersi sedere, condividendo le stesse strade e la stessa stanchezza.

Il Peso della Processione (e delle Videocamere!)
Girare per 48 ore consecutive è una prova che mette in discussione non solo il corpo, ma anche la mente. Le batterie, la tracolla con due mirrorless Sony e obiettivi fissi (35mm e 85mm F1.8 , sempre di Sony), non sembrano così pesanti durante le prime ore ma, con il tempo, lentamente, si trasformano in un fardello che diventa parte del tuo corpo. L’attrezzatura da videomaker diventa quasi un’estensione di te stesso, una protesi che ti inchioda alla tua missione di documentarista della processione.
Ma la vera fatica, quella che non si vede, è mentale. È mantenere la concentrazione, la sensibilità visiva e narrativa anche quando il corpo chiede a gran voce «riposo!». È cercare l’inquadratura giusta alle tre di notte, mentre gli occhi bruciano, il vento fa tremare le mani e i piedi non ti reggono più. È resistere alla tentazione di fermarsi, perché sai che ogni secondo perso è una storia che sfugge, un momento che non tornerà più.

In un contesto profondamente religioso come la Processione dei Misteri, il concetto di sacrificio assume un significato che va oltre la fatica: i portatori delle vare non indossano semplicemente un costume ma vivono un rito di devozione profonda, spesso ereditata di padre in figlio. C’è una tensione spirituale, quasi mistica, che aleggia in ogni passo, in ogni sosta, in ogni nota delle marce funebri.
Come filmmaker, in quella dimensione, anche tu entri a far parte del rito. Ti ritrovi a condividere quel linguaggio, fatto di gesti lenti e solenni, di sguardi muti, di profondi silenzi, di sudore e lacrime. E il sacrificio fisico che vivi diventa, in un certo senso, il tuo modo per essere all’altezza di ciò che stai documentando: non sei lì per riprendere qualcosa ma per viverla. Solo così puoi raccontarla.

L’esperienza della Comunità
Quello che più mi ha colpito, però, è il senso di comunità che nasce in quelle ore sospese. I Naviganti non sono solo un gruppo: sono una famiglia. È difficile spiegare cosa significhi sentirsi parte di qualcosa così radicato e profondo. In quelle strade strette di Trapani, tra le luci fioche e il suono ovattato dei tamburi, si crea un legame invisibile. Anche quando le gambe tremano e la videocamera scivola tra le mani.
Come filmmaker, sento di avere documentato molto più di una processione: ho raccontato un atto collettivo di fede e identità. E nel farlo, ho lasciato un pezzo di me tra i volti dei Naviganti e i vicoli di Trapani.



Godetevi questi scatti realizzati tra una ripresa e l'altra (è vietata la copia e la riproduzione dei contenuti e immagini in qualsiasi forma), mentre il video completo potete visualizzarlo a questo link.