Corti sul web è la rubrica in cui analizzo i cortometraggi trovati sul web che mi hanno ispirato.
Di solito nella mia rubrica Visti sul Web mi piace analizzare spot, commercial e video musicali che ritengo originali o particolarmente belli proprio per la loro capacità di unire creatività e scopi promozionali. Mi sono accorto, però, che finora non ho mai parlato di nessun cortometraggio di finzione: e pensare che ne guardo tantissimi, proprio perché è un genere che amo! Trovo impressionante come autori e autrici di talento riescano a raccontare una storia in pochi minuti, talvolta anche meglio che in un lungometraggio di due ore.
Eccomi allora a parlare di un corto, anzi di un Signor Corto, un capolavoro che sicuramente conoscerete già: Vincent di Tim Burton. Continuate a leggere e vi racconto perché è uno dei miei preferiti.
Vincent, il primo corto di Tim Burton
Vincent è un cortometraggio animato in stop-motion in bianco e nero creato da Tim Burton nel 1982, a soli 24 anni, ben prima di diventare l’autore iconico che tutti conosciamo oggi per capolavori come Nightmare Before Christmas, Batman, Big Fish e La sposa cadavere. Racconta la storia di Vincent Malloy, un bambino di sette anni che vuole diventare come il suo idolo, l’attore Vincent Price. Chi è Vincent Price? Dai, che lo conoscete: è noto per i suoi baffi impeccabili e per la sua espressione “maligna”, che gli è valsa lungo la carriera alcuni ruoli indimenticabili in film classici horror come La maschera della morte rossa (1964) e Il grande inquisitore (1968). Tim Burton è da sempre un grande fan di Price e dei suoi film: in Edward Mani di Forbice (1990) insiste tanto che, alla fine, l’attore accetta di comparire nel ruolo dell'inventore; la sceneggiatura prevedeva molte più battute ma Price, già vecchio e malato, chiese di ridurre l’impegno.
Vincent, cortometraggio ancora precedente a Edward mani di forbice, resta il vero omaggio di Burton al suo idolo. E il regista riesce a ottenere che Price presti al film: la sua voce narrante è l'unica parte parlata del corto.
Un capolavoro stop-motion
Vincent colpisce al cuore innanzitutto per il suo stile. Si tratta di un cortometraggio a passo uno, tecnica meglio nota con il suo nome in inglese: stop-motion. Quando si parla di “passo uno” ci si riferisce alla scelta dei fotogrammi per secondo: se questi sono tutti differenti si parla di passo uno (se invece si ripetono in coppie si parla di passo due), quindi la cinepresa usata per questo tipo di animazione impressiona quindi un fotogramma alla volta. Ovviamente, affinché la ripresa risulti fluida all'osservatore, sono necessarie molte pose: lo stop-motion è quindi un procedimento che richiede competenze estremamente tecniche e molta, moltissima pazienza.
Nel caso di Tim Burton, poi, questa ha una difficoltà in più: Vincent è realizzato con la puppet animation, tecnica che prevede la creazione di marionette o bambole di carta da animare in un ambiente ricostruito (una sorta di set cinematografico); i pupazzi hanno all’interno un'armatura che li mantiene fermi, mentre gli animatori manipolano le loro giunture come dei burattinai. Dopo Vincent, Burton tornerà a usare questa tecnica in Nightmare Before Christmas e La sposa cadavere.
L’ossessione di Vincent (e di Tim Burton)
All'inizio, raccontando la trama del film, dicevo che il corto è la storia di Vincent Malloy, un bambino di sette anni che vive come se fosse Vincent Price: la sua è una vera e propria ossessione per l’attore, che lo ha portato a convincersi di essere lui e di voler vivere come i personaggi dei film che lo hanno reso celebre. Di conseguenza Vincent passa il tempo facendo esperimenti sul suo cane Abercrombie, legge i racconti di Edgar Allan Poe e vive una vita da artista maledetto, tra deliri e tormenti bohemien di ogni genere. Già da questa breve descrizione, è facile capire perché i fan di Tim Burton (come me) amino perdutamente Vincent: nei suoi 6 minuti scarsi, contiene tutti i temi del regista di Edward Mani di Forbice. Il freak, ovvero l’amore per gli ossessionati, i “matti”, i diversi, gli “strani”. La malinconia e l’inquietudine, che caratterizzeranno alcuni dei più bei personaggi di Burton. L’ironia e la capacità di stemperare il drammatico. E ovviamente la passione (e le citazioni) per il cinema di serie b, soprattutto horror e sci-fi, meglio se classico. Non dimentichiamo che Tim Burton è il regista di Ed Wood, storia del regista peggiore di tutti i tempi.
Insomma, a ben vedere Vincent racconta così tanto quello che per Tim Burton è il cinema da apparire quasi un manifesto della sua carriera. Del resto nel 1982 Burton ha già in mente di lasciare il suo impiego di animatore alla Disney (che in quei mesi lavorava a Red e Toby) per cercare altrove realizzazione ai suoi incubi gotici: Vincent sembra quasi essere l’incarnazione delle ossessioni che derivavano da anni a disegnare animaletti con gli occhioni. Se avete visto il corto (se non lo avete visto recuperatelo, dura solo 5 minuti e 56 secondi) ricorderete il suo inizio: «Vincent Malloy è un bravo bambino, per la sua età ha virtù assai rare, ma a Vincent Price vuol somigliare». È quindi la vicenda di un ragazzo intenzionato a seguire le proprie aspirazioni, anche a costo di sembrare a tutti pazzo. Non è forse la storia di Burton stesso?
Comunque, alla fine va detto che Disney ha prodotto Vincent (sebbene con molte perplessità) e due anni dopo anche il secondo corto di Tim Burton, Frankenweenie (1984), ispirato al Frankenstein di Mary Shelley: il piccolo film parla di un bambino che vuole riportare in vita il suo cane, morto dopo un incidente, ricucendolo e resuscitandolo con marchingegni di vario tipo. Nel 2012 ne uscirà anche un versione in lungometraggio, altrettanto struggente.
Conoscevi il corto Vincent di Tim Burton? Se vuoi suggerirmi un video - uno spot ma anche un cortometraggio d'autore - che hai visto sul web e che ti ha colpito, per la sua tecnica sensazionale o per il contenuto, scrivimi nei commenti qui sotto o contattami. Sono curioso!