nauguro una nuova rubrica: Visti sul web. Uno spazio in cui analizzo video, spot e contenuti trovati sul web, che mi hanno ispirato.
Lo ammetto, io ci passo un sacco di tempo su YouTube. Quando esagero, mi dico che è per lavoro: devo pur trovare ispirazione da qualche parte, o no? E in effetti è così: molte delle idee che poi sviluppo nei miei progetti (e ancora di più quelle che sogno di sviluppare) provengono da visioni, film, spot, commercial. Così, ho pensato: perché non raccontarne qualcuna? Inizio da qualcosa che, sicuramente, avete già visto.
Warchild – Batman, purtroppo, è sempre attuale
Warchild – Batman è uno spot del 2016, realizzato in occasione della campagna di raccolta fondi della ONP War Child: si tratta di un'organizzazione non governativa fondata nel Regno Unito nel 1993, che si occupa di fornire sostegno e assistenza ai bambini che vivono in paesi dilaniati dalla guerra, offrendo loro protezione, cure mediche, istruzione e supporto psicologico durante il conflitto e all’indomani della sua conclusione.
Lo spot nasce dalla collaborazione tra War Child e la casa di produzione In Case of Fire. La regia è di Jeroen Mol, filmmaker olandese, grande appassionato di cinema di genere e fantastico, celebre per avere lavorato a cortometraggi e spot per aziende come Nike, Kitkat e McDonalds. Nel 2017, per Warchild – Batman ha vinto a Cannes, al famoso Festival della Pubblicità, il Leone d'Oro.
Il video è famosissimo e oggi, purtroppo, in questo clima feroce di guerra, più attuale che mai. Ha per protagonista Batman, proprio lui, il Cavaliere Oscuro, in un campo profughi tra Syria e Libano: qui, tra le tende polverose, lo vediamo intrattenere un bambino siriano, giocare con lui a pallone, portarlo in spalla, aiutarlo a fare volteggiare l'aquilone. Finchè, il bambino non gli si addormenta in braccio, sfinito. Uno stacco di montaggio, allora, trasforma Batman in quello che sembra essere il papà del piccolo profugo: un uomo che regge in braccio il figlio, stravolto da una lunga marcia nel deserto insieme al resto della famiglia. Il claim finale dice: «Per molti bambini, la fantasia è l’unica via per fuggire dalla realtà».
Una novità nel mondo degli spot umanitari
Fino a qualche anno fa, i video che le ONG commissionavano per le loro campagne di sensibilizzazione e raccolte fondi, erano caratterizzati da due stili ricorrenti: quelli più sensazionalistici, in cui si mostrano in maniera parecchio esplicita gli orrori della guerra e le ferite – fisiche e psicologiche – sulle vittime; quelli tetri e inquietanti, tra cui i più famosi sono quelli di Amnesty International contro la tortura. Oltre a essere piuttosto angoscianti, davano ben poca importanza alla messa in scena. Come a dire: non serve che siano ben fatti, sono video che usiamo per la beneficienza.
Per fortuna, da tempo ormai, il clima è cambiato. ONG, associazioni e organizzazioni no profit si sono rese conto che una campagna di comunicazione efficace è utile anche (soprattutto) per loro. E che i filmmaker più creativi della pubblicità sono lieti di lavorare, una volta tanto, di non pubblicizzare l’ultimo paio di Nike ma a progetti socialmente rilevanti. Con l’approdo in questo settore di autori provenienti da cinema e pubblicità, arrivano nuove idee e un nuovo modo di raccontare. Warchild – Batman è frutto di questo cambio di mentalità. Il regista Jeroen Mol che, come dicevo, ha alle spalle grande esperienza in marketing, ma è anche un vero appassionato di cinema, ha realizzato un video rivoluzionario.
Warchild – Batman è una piccola rivoluzione
Pur non perdendo emozione, Warchild – Batman si allontana definitivamente dagli stereotipi su guerra e povertà: non è uno spot meno straziante di quelli che ci mostrano bambini mutilati e in lacrime, ma è più delicato ed estremamente creativo. Il regista dirige, di fatto, un piccolo cortometraggio: ne cura fotografia, montaggio, effetti visivi, suono e colonna sonora (una volta tanto, non c’è il solito sottofondo lagnoso ma un brano vero: You're My Best Friend dei Queen). Jeroen Mol, inoltre, dialoga con il cinema stesso: rende protagonista dello spot, accanto al bambino siriano, l’Uomo Pipistrello, in un dialogo trasversale e straniante (rispetto al messaggio del video, molto doloroso) tra finzione e realtà.
Il video di Jeroen Mol, inoltre, rispetta pienamente la mission della ONG che commissiona la campagna. Al centro dello spot, infatti, ci sono davvero i bambini. Spesso nei video di questo genere i più piccoli sono ritratti come vittime collaterali della guerra, appendici degli adulti, destinatari passivi degli aiuti: qui, invece, il protagonista è proprio il bambino. Lo spot sembra dire: un bambino che riceve aiuto è un bambino che continua a sognare. Un messaggio estremamente potente. E, infatti, il video è stato un successo non solo al patinato Festival della Pubblicità di Cannes: è diventato virale e i proventi della sua messa in onda hanno aiutato oltre 6.500 bambini in paesi dilaniati dalla guerra.
Conoscevi questo video? Se vuoi dirmi qual è uno spot o un commercial che hai visto sul web e che ti ha colpito, scrivimi nei commenti qui sotto o contattami. Sono curioso!